Buon sabato di not sense

Penso di aver sofferto solo una volta nella vita. È stato quando è mancata mia nonna. Un dolore così forte è per me indescrivibile. Ho proprio percepito un pezzo di cuore strapparsi e andare via. Un dolore così fisico per qualcuno non l'ho più provato. Ho creato dei muri. Io lo so che è da questo episodio. No so dare altre spiegazioni.
Quando ricevo notizie per le quali dovrei stare male, malissimo, divento apatica. Mi si blocca tutto quanto. So come dovrei essere, ma non lo sono veramente.
Domenica e lunedì, sono stata male. Ho pianto e basta. Ho ascoltato canzoni tristi; avendo trascorso l'inizio della mia adolescenza con la nonna morta, un ragazzo bellissimo che non mi guardava nemmeno di striscio, altri ragazzi e ragazze che facevano i bulli con me, insomma, di canzoni tristi ne conosco parecchie. Peraltro, mi hanno reso ancora più triste visto che nei testi, di solito, i protagonisti sono quelli ad essere stati traditi, perciò veramente, allegria portami via.
Da qui, poi, ho dovuto farmi coraggio. Ed ecco che è arrivata l'apatia più totale. Nessun sentimento. Nessuna emozione. Con questa, nemmeno la voglia di mangiare. Sì. In queste due settimane ho rischiato di morire di fame.
In queste due settimane ho fatto tutto ciò che di solito evito di fare. Tipo bere superalcolici dalla bottiglia durante il giorno, a stomaco vuoto. Ho fumato, non sigarette. Sono diventata una tossica. Forse per colmare quel vuoto che l'apatia rilascia.
E vi dirò, non è servito a niente. Eppure, non riesco a smettere di farlo.
Questo vuoto, in realtà, è solo solitudine. È quell'angolo di me che non ho mai mostrato a nessuno e che nessuno vedrà mai. È il mio angolo buio che mi fa sentire sola anche con il mio migliore amico, a volte.
L'apatia non ha fatto altro che allargare a macchia d'olio questa sensazione di vuoto. Sono un buco nero davvero. E non c'è nessuno, ma proprio nessuno che possa aiutarmi. Nessuno ma proprio nessuno potrà riportarmi alla luce. Posso farlo soltanto io, come ho sempre fatto. Ricostruirò il muro, il buco nero si rifarà piccolo come prima ed io potrò tornare, forse, ad essere quella che ero.
Sono pazza? È possibile.
Ho dei problemi psicologici? Quasi sicuramente sì. Molto probabilmente soffro di depressione, ma al momento la posso gestire. Anche se questo crea dei problemi non indifferenti. Momenti di euforia alternati a tristezza profonda che nemmeno un cocainomane, non sono piacevoli. Ecco spiegata la mia dipendenza dal caffè e dal cioccolato. So come curarmi, per fortuna. Certo, l'apatia però poteva non fare parte di questo gioco malato che è la mia vita. Ci sono tante forme di autodifesa, ma questa è proprio brutta.
Ogni tanto mi torna quel dolore al petto, ma rispetto a qualche giorno fa, va decisamente meglio. Va a sapere come mai. Io e i miei dolori psicosomatici, potrei scriverci un libro. In realtà, lo so che cos'è. È la sensazione che si prova quando ti manca qualcuno che sai di aver perso. Ed io in queste settimane di persone ne ho perse diverse. La prima è quella che ogni mattina vedevo riflessa nello specchio.
In tutta questa vicenda bizzarra, ma nemmeno poi tanto, sono riuscita a perdermi. In tutta questa vicenda, il problema sono io. Prendi i difetti comuni di una donna e di un uomo, mettili insieme ed eccomi: uno mostro.
E per quanto mi si ripeta il contrario, io sono testarda, non riesco a smettere di pensarci: il problema sono io. Ecco perché dell'apatia. L'apatia mi protegge dalla me che ha creato tutto questo casino.

Commenti

Magnoli@ ha detto…
Oh my God!!! Quante cose in comune che abbiamo da alcune esperienze di vita ad alcune dipendenze tranne il fumo che io odio.
Mia cara Madame siamo soggetti che ci autorecuperiamo. Abbiamo bisogno di noi stesse per ricostruirsi piano piano. Introdurre un terzo aiuto può rappresentare più una difficoltà che altro..a meno che non ci aiuta concretamente.
Scaveremo un tunnel rivedremo la luce di nuovo siamo fuggitive e spesso diffidenti e sopratutto contiamo sempre prima su noi stesse.
Ti abbraccio augurandoti ogni bene.
Absurdo ha detto…
Non è semplice non pensarci. Nessuna divagazione lo permette.
Fabiana ha detto…
Ciao...
quante cose che abbiamo in comune. Sai, anche io ho perso la mia nonna, quando avevo otto anni, e fu un grande trauma per come è accaduto, e perchè lei era mia madre praticamente... e ho costruito muri intorno a me per far si che nessuno mi domandasse di lei...il vuoto che mi ha lasciato mi ha fatta maturare prima degli altri ragazzi/e della mia età. Mi ha fatto sentire fuori posto e così mi sono rifugiata in una pericolosa trappola: l'anoressia. Da quando ho indici anni soffro di questa patologia, per colmare il vuoto io non mangiavo e soffrivo. Adesso è l'opposto, quel pieno lo riempo tutto il giorno con cibo, non smetto mai di mangiare. Sai, le mie dipendenze sono un po' come le tue... sono delle scelte ma a volte è l'unica soluzione che ci pare possibile...
ti abbraccio forte

Madame Butterfly ha detto…
@Magnolia, sempre più simili. Sì, ci ricostruiamo noi. Piano, piano. Pezzo dopo pezzo riusciamo a rimetterci in quadro e andare avanti. Ci vuole solo un po' di tempo, ma poi ce la si fa.
Un abbraccio a te! :)

@absurdo già. Proprio nulla.

@Fabiana ognuno reagisce alle avversità come può. Io, pur avendo un rapporto particolare con il cibo, non sono mai caduta nell'anoressia, ma credo che sia stato solo un caso. Ho usato altre forme di autodistruzione, ma come hai detto tu, sono scelte oppure l'unica che ci pare possibile...
Ti stringo forte

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